Davanti a me, sul tagliere di legno, un salame ed un coltello in
febbrile attesa. Un bicchiere di
gagliardo vino rosso, colmo a metà,
divide lo spazio tra il mio gomito appoggiato al tavolo e quel salame. Oltre, oltre il tagliere, oltre il bordo del tavolo, oltre il
sottile filo bluastro che uscendo da una pipa si attorciglia su se stesso e
sale, dietro le lenti da vista, due occhi vivaci ci osservano. “ Vedi” mi dice Mauro” questa casa è sempre stata, fino agli anni
della seconda guerra, un luogo di ritrovo, il fulcro intorno al quale giravano
le attività socializzanti del paese; qui, visitatori occasionali, trovavano
sempre un bicchiere di vino ed una fetta di toma, qui una famiglia patriarcale
viveva nella massima considerazione di tutta la comunità, era la famiglia di
“Lena”. Ma , vi prego, servitevi e
tagliatevi il salame…qua c'è il pane” “ Oh no grazie, io sono
vegetariano” esordisce timidamente Gianpaolo “ Ah davvero? Oh poveretto,
beh… scherzo naturalmente, mi dispiace ma il formaggio l'ho finito. Vi stavo
dicendo, dunque, che mi piacerebbe far rivivere in questa casa quello spirito
antico, vorrei che tornasse ad essere un luogo di socializzazione, bisognerebbe
però studiare le forme per realizzare la
cosa.” Il suo racconto fluisce tranquillo e regolare, così fa il
rosso accompagnato da ottima mocetta di capra e squisito salame
di suino. “A Lities vivevano circa trentacinque famiglie, c'era la scuola
con una maestra che risiedeva qui per i nove mesi scolastici ed era ospitata in
una proprietà della parrocchia, una casetta dietro la chiesa. A fine ottocento, l'acqua imbrigliata in alto e portata ai bordi
del paese da un canalizzazione in pietra, muoveva le ruote di tre mulini;
quando andate verso la Rocca
potete ancora vedere i resti di quel canale.” Ed io di rincalzo “ mi dicevi, dunque, che dopo la morte di Lena,
la simpatica vecchina di Lities, siete in 2 a risiedere stabilmente” “si, è vero, ma non è che ci si veda molto… il lavoro dei campi, gli animali, una
controllata al tetto e così via”. La storia di Mauro è un po' particolare e merita di essere
sentita. Non ha nulla di eclatante, è
solo la scelta di chi ha voluto fare il contadino in montagna pur essendo un
cittadino, pur provenendo da una famiglia non contadina. “ Ho ricavato l'amore per la terra da mio padre che era agronomo,
io stesso sono un agronomo mancato, nel senso che non ho finito gli studi
universitari. Fin da bambino ho sempre avuto questa passione, chiamiamola
così.Il mio incontro con Lities , di fatto, non è casuale: mio padre aveva un
buon amico nel fratello di Lena e fece un esperimento per lui e per la sua
famiglia: il primo impianto di irrigazione a pioggia per il foraggio,
realizzato oltre i mille metri di quota . A quei tempi questa parte di montagna, che vedi adesso coperta di
alberi, era coltivata. Sui terrazzamenti sostenuti da muretti a secco
crescevano la segale, le patate e l'erba per il fieno. I boschi venivano
regolarmente puliti nella raccolta delle castagne e delle foglie. Le
foglie raccolte poi, erano accumulate ed
utilizzate come lettiere per gli animali”. Era proprio il fogliaio l'enorme stanza in cui stiamo amabilmente
chiacchierando. Le foglie venivano distese, private dell'umidità arieggiandole
naturalmente e portate di sotto nella stalla all'abbisogna. Ora esso è
diventato un salone che possiede tutta la sua originalità, ne conserva le
dimensioni, conserva gli enormi travi di castagno che sostengono l'assito come
pavimento del terzo piano. E' una casa molto grande e molto
bella, qui e là affiorano le colonne formate da blocchi di pietra sistemati a
secco con sagace maestria. “Quella di Lena, era la famiglia più ricca del paese. Avevano
cinque mucche e molti pascoli” Come è diversa oggi la ricchezza ed il suo senso, e come forse lo
era anche allora. Nelle città di inizio novecento sfrecciavano le prime auto,
in pianura i signori viaggiavano in treno, le signore bevevano la cioccolata
nelle cremerie del centro di Torino, quassù la ricchezza era fatta di cinque
mucche, chi era povero ne possedeva una o forse neppure quella. Le famiglie numerose mandavano le loro figlie ancora bambine a
“servizio”, ed i maschi , appena se la cavavano un po' da soli, andavano in
pastura di bestie altrui ricavandone solo vitto ed alloggio. Queste cose mi scorrono nella mente, mentre ascolto Mauro, la sua
voce sicura pare materializzare quei
tempi. Quest'omone dal fisico da rugbista, lo è stato veramente da ragazzo,
venendo a vivere quassù, si è preso cura
di Lena, la dolce piccola vecchina, col foulard in testa, sempre. Per
anni è stato nipote, figlio, amico. L'ha aiutata, le ha fatto da
mangiare, l'ha accompagnata dal dottore, le ha chiacchierato insieme ed ha
imparato la storia di questi luoghi che già nel XVII secolo vedevano sorgere le
abitazioni ad opera di immigrati valdostani venuti a lavorare nelle miniere
della zona. Nelle lunghe sere hanno parlato delle stagioni e del vento che
secca tutto, della bruma che nasconde il Bellavarda, della pioggia e del sole
che illumina i fiori di campo, dei conigli e delle galline. “Eggià, accidenti, la volpe mi è entrata nel pollaio ed ha fatto
un sabba sanguinario con le mie galline ! Avevo fatto un recinto proprio
perfetto, eppure è riuscita a trovare un varco, da un certo punto di vista è da
ammirare per una astuzia ed una abilità che non ritrovi soltanto nei racconti
per bambini. Oh la volpe si vede facilmente mentre passeggia nei prati, qui
intorno, cerca topi ma…trova galline !
Caprioli, faìne, cinghiali ovvio, c'è un po' di tutto,il barbagianni
lancia i suoi richiami giù in basso” Siamo ora al piano terreno e qui si sente forte l'odore degli
animali, quell'odore caldo ed umido, l'odore pungente della stalla. “ Su, su, tranquilli che vi do da mangiare”, appena accesa la
luce, due scrofe agitatissime iniziano a grugnire reclamando il loro pastone.
In un angolo una vitellina timida ha un gesto di scarto quando mi avvicino per
grattarle la testa , “ a tutti gli animali piace…anche agli umani” La stalla è un bell'esempio di costruzione montana,il soffitto a
vela con mattoni a vista reca la data del 1893. La parte posteriore, dove è
posizionata la mangiatoia, è appoggiata
alla roccia. Uno sfiato, scavato in essa,
permette il ricambio. “Questa” mi spiega ” è una stalla ideale.E' costruita in modo che
non vi siano correnti d'aria, che del resto è ciò che le bestie patiscono.E'
sana ed asciutta e gli animali hanno così un luogo ideale dove stare.” Ma il sole è ormai
posizionato sulla linea dell'orizzonte, è ora di tornare. Questa lunga giornata
estiva sta per finire. Tutto era iniziato ad un incrocio di Venaria, luogo di ritrovo per
salire a Lities. Dopo circa mezz'ora, attraversando il ruscello che scorre
sotto la Rocca,
avevamo messo una bottiglia di vino rosso al fresco nell'acqua: “La nascondo qua, non vorrei che quelli che adesso sono in parete,
la trovino quando riattraversano e per burla se la bevano alla nostra
salute. Ce la dobbiamo scolare in
compagnia!” Lassù in alto , sullo spigolo, il vento ha soffiato forte, è stata una giornata di splendido sole ed ora si va concludendo in compagnia di amici,
in una vecchia casa di Lities.
