giovedì 15 aprile 2021

Lities Primavera 2005

Davanti a me, sul tagliere di legno, un salame ed un coltello in febbrile attesa. Un bicchiere di gagliardo  vino rosso, colmo a metà, divide lo spazio tra il mio gomito appoggiato al tavolo e quel salame. Oltre, oltre il tagliere, oltre il bordo del tavolo, oltre il sottile filo bluastro che uscendo da una pipa si attorciglia su se stesso e sale, dietro le lenti da vista, due occhi vivaci ci osservano. “ Vedi” mi dice Mauro” questa casa è sempre stata, fino agli anni della seconda guerra, un luogo di ritrovo, il fulcro intorno al quale giravano le attività socializzanti del paese; qui, visitatori occasionali, trovavano sempre un bicchiere di vino ed una fetta di toma, qui una famiglia patriarcale viveva nella massima considerazione di tutta la comunità, era la famiglia di “Lena”. Ma , vi prego, servitevi e tagliatevi il salame…qua c'è il pane” “ Oh no grazie, io sono vegetariano” esordisce timidamente Gianpaolo “ Ah davvero? Oh poveretto, beh… scherzo naturalmente, mi dispiace ma il formaggio l'ho finito. Vi stavo dicendo, dunque, che mi piacerebbe far rivivere in questa casa quello spirito antico, vorrei che tornasse ad essere un luogo di socializzazione, bisognerebbe però studiare  le forme per realizzare la cosa.” Il suo racconto fluisce tranquillo e regolare, così fa il rosso  accompagnato  da ottima mocetta di capra e squisito salame di suino. “A Lities vivevano circa trentacinque famiglie, c'era la scuola con una maestra che risiedeva qui per i nove mesi scolastici ed era ospitata in una proprietà della parrocchia, una casetta dietro la chiesa. A fine ottocento, l'acqua imbrigliata in alto e portata ai bordi del paese da un canalizzazione in pietra, muoveva le ruote di tre mulini; quando andate verso la Rocca potete ancora vedere i resti di quel canale.” Ed io di rincalzo “ mi dicevi, dunque, che dopo la morte di Lena, la simpatica vecchina di Lities, siete in 2 a risiedere stabilmente” “si, è vero, ma non è che ci si veda  molto… il lavoro dei campi, gli animali, una controllata al tetto e così via”. La storia di Mauro è un po' particolare e merita di essere sentita.  Non ha nulla di eclatante, è solo la scelta di chi ha voluto fare il contadino in montagna pur essendo un cittadino, pur provenendo da una famiglia non contadina. “ Ho ricavato l'amore per la terra da mio padre che era agronomo, io stesso sono un agronomo mancato, nel senso che non ho finito gli studi universitari. Fin da bambino ho sempre avuto questa passione, chiamiamola così.Il mio incontro con Lities , di fatto, non è casuale: mio padre aveva un buon amico nel fratello di Lena e fece un esperimento per lui e per la sua famiglia: il primo impianto di irrigazione a pioggia per il foraggio, realizzato oltre i mille metri di quota . A quei tempi questa parte di montagna, che vedi adesso coperta di alberi, era coltivata. Sui terrazzamenti sostenuti da muretti a secco crescevano la segale, le patate e l'erba per il fieno. I boschi venivano regolarmente puliti nella raccolta delle castagne e delle foglie. Le foglie  raccolte poi, erano accumulate ed utilizzate come lettiere per gli animali”. Era proprio il fogliaio l'enorme stanza in cui stiamo amabilmente chiacchierando. Le foglie venivano distese, private dell'umidità arieggiandole naturalmente e portate di sotto nella stalla all'abbisogna. Ora esso è diventato un salone che possiede tutta la sua originalità, ne conserva le dimensioni, conserva gli enormi travi di castagno che sostengono l'assito come pavimento del terzo piano. E' una casa molto grande e molto bella, qui e là affiorano le colonne formate da blocchi di pietra sistemati a secco con sagace maestria. “Quella di Lena, era la famiglia più ricca del paese. Avevano cinque mucche e molti pascoli” Come è diversa oggi la ricchezza ed il suo senso, e come forse lo era anche allora. Nelle città di inizio novecento sfrecciavano le prime auto, in pianura i signori viaggiavano in treno, le signore bevevano la cioccolata nelle cremerie del centro di Torino, quassù la ricchezza era fatta di cinque mucche, chi era povero ne possedeva una o forse neppure quella. Le famiglie numerose mandavano le loro figlie ancora bambine a “servizio”, ed i maschi , appena se la cavavano un po' da soli, andavano in pastura di bestie altrui ricavandone solo vitto ed alloggio. Queste cose mi scorrono nella mente, mentre ascolto Mauro, la sua voce sicura  pare materializzare quei tempi. Quest'omone dal fisico da rugbista, lo è stato veramente da ragazzo, venendo a vivere quassù, si è preso cura  di Lena, la dolce piccola vecchina, col foulard in testa, sempre. Per anni è stato  nipote,  figlio, amico. L'ha aiutata, le ha fatto da mangiare, l'ha accompagnata dal dottore, le ha chiacchierato insieme ed ha imparato la storia di questi luoghi che già nel XVII secolo vedevano sorgere le abitazioni ad opera di immigrati valdostani venuti a lavorare nelle miniere della zona. Nelle lunghe sere hanno parlato delle stagioni e del vento che secca tutto, della bruma che nasconde il Bellavarda, della pioggia e del sole che illumina i fiori di campo, dei conigli e delle galline. “Eggià, accidenti, la volpe mi è entrata nel pollaio ed ha fatto un sabba sanguinario con le mie galline ! Avevo fatto un recinto proprio perfetto, eppure è riuscita a trovare un varco, da un certo punto di vista è da ammirare per una astuzia ed una abilità che non ritrovi soltanto nei racconti per bambini. Oh la volpe si vede facilmente mentre passeggia nei prati, qui intorno, cerca topi ma…trova galline !  Caprioli, faìne, cinghiali ovvio, c'è un po' di tutto,il barbagianni lancia i suoi richiami giù in basso” Siamo ora al piano terreno e qui si sente forte l'odore degli animali, quell'odore caldo ed umido, l'odore pungente della stalla. “ Su, su, tranquilli che vi do da mangiare”, appena accesa la luce, due scrofe agitatissime iniziano a grugnire reclamando il loro pastone. In un angolo una vitellina timida ha un gesto di scarto quando mi avvicino per grattarle la testa , “ a tutti gli animali piace…anche agli umani” La stalla è un bell'esempio di costruzione montana,il soffitto a vela con mattoni a vista reca la data del 1893. La parte posteriore, dove è posizionata  la mangiatoia, è appoggiata alla roccia. Uno sfiato, scavato in essa,  permette il ricambio. “Questa” mi spiega ” è una stalla ideale.E' costruita in modo che non vi siano correnti d'aria, che del resto è ciò che le bestie patiscono.E' sana ed asciutta e gli animali hanno così un luogo ideale dove stare.” Ma il sole è ormai  posizionato sulla linea dell'orizzonte, è ora di tornare. Questa lunga giornata estiva sta per finire. Tutto era iniziato ad un incrocio di Venaria, luogo di ritrovo per salire a Lities. Dopo circa mezz'ora, attraversando il ruscello che scorre sotto la Rocca, avevamo messo una bottiglia di vino rosso al fresco nell'acqua: “La nascondo qua, non vorrei che quelli che adesso sono in parete, la trovino quando riattraversano e per burla se la bevano alla nostra salute.  Ce la dobbiamo scolare in compagnia!” Lassù in alto , sullo spigolo, il vento ha soffiato forte, è  stata una giornata di splendido sole ed  ora si va concludendo in compagnia di amici, in una vecchia casa di Lities.                                                                       

 


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