
Leggo
da Wikipedia: “La Rocca Tovo
(2.298 m s.l.m.) è una montagna delle Alpi di Lanzo e dell'Alta Moriana nelle Alpi Graie. Si trova in Piemonte nelle Valli di
Lanzo, in comune di Balme”. La sua cima si può raggiungere dal Pian della Mussa
attraverso Pian Saulera con i sentieri 218 e 219 o direttamente da Balme
attraverso Pian Giae con i sentieri 217 e 219. Il versante Est di questa
montagna è occupato da un ampio vallone a tratti ripido che fino agli anni trenta/quaranta
del novecento fu sfruttato come pascolo per gli animali, vi si trovano infatti
i ruderi di Alpe Belvedere, Alpe Losasset e numerose balme con muretti in
pietra. In seguito al definitivo abbandono risalente al dopoguerra, rododendri
ed ontani hanno colonizzato l’intera area rendendo difficili gli spostamenti e la
sopravvivenza di sentieri e tratturi usati nella monticazione. In questo
groviglio di rigogliosa vegetazione estiva mi ritrovai nell'estate del 2021 insieme all’amico Gian
Maria a vagabondare alla ricerca di un approccio alla parete est della Rocca per
scalarla con una nuova via di roccia. Il caso però volle che per orientarci nel
caos di radici e arbusti salissimo su un grande masso piatto alto circa due
metri, in posizione un po’ isolata rispetto ad altri immersi nel verde. I
nostri occhi erano più intenti a guardare verso l’alto che non sotto i nostri
piedi dove poi osservammo dei curiosi buchi di varie dimensioni che ricoprivano
l’intera superficie. Certamente scavati dalle mani dell’uomo, alcuni erano collegati
tra loro da piccole canalette e un po’ ovunque contornati da lettere, nomi,
date, croci, disegni di animali. Avevamo già visto qualcosa del genere su altri
massi a Susa, a Gravere e a Reano. Poteva quel pietrone immerso nella boscaglia
conservare un’eredità dei Celti e della sapienza druidica? La risposta non
poteva competere a noi poco esperti di scienze paleontologiche e archeologiche.
Un successivo sopralluogo di un funzionario della Soprintendenza stabilì che i
petroglifi potevano essere collocati tra 400 e 500 anni avanti Cristo, dunque
in piena espansione celtica. Nel corso dei secoli fu poi utilizzato dagli
abitanti del posto soprattutto pastori, che trascorrendo ore a guardia degli
animali, vi scolpirono date e nomi. L’incisione delle croci fu spesso richiesta
dalla Chiesa per sradicare qualsiasi abitudine pagana di utilizzare le coppelle
per riti di fertilità, prosperità e salute. Queste pratiche si protrassero per
secoli nonostante la diffusione della liturgia cristiana che lentamente si
sovrappose e le sostituì cambiando nomi, attori e scene ma conservando luoghi,
date e periodi delle precedenti religioni. Nelle notti di luna piena continuò
presumibilmente il culto di divinità che aveva mutato aspetto, ma di cui si cercavano
comunque il favore e la benevolenza.
Per
chi si facesse vincere dalla curiosità di vederlo occorrono pochi minuti fuori
dal sentiero attraverso la vegetazione. Dal parcheggio del Pian della
Mussa di fronte al ristorante Bricco, salire col sentiero 218 fino a Pian
Saulera e poi 219 fino al colle del Tovo, scendere sull'altro versante fino a
superare i ruderi dell'Alpe Losasset, continuare sul sentiero superando un
evidente grande larice isolato e andando alla sua destra sempre in discesa raggiungere
dopo un centinaio di metri un picchetto in legno bianco-rosso (un’ora circa).
Il masso altare si trova a 90° da questo picchetto a una distanza di 70/80
metri, raggiungibile in modo un po' disagiato tra i rododendri. Posizione
45°17'42.08" 7°11'27.25", quota approssimativa metri 2101. Chissà che
in futuro questa testimonianza della nostra storia non venga un po’ valorizzata
magari con un cartello esplicativo in
modo che gli escursionisti su quei sentieri possano oltrechè pensare a
camminare, camminare anche pensando a chi nei secoli ha calcato quelle rocce e
quei passaggi, contribuendo a costruire quel patrimonio di eredità storica così
importante.
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