giovedì 12 agosto 2021

Il mistero del signor H. K.

 “Keinwunder faceva tutto tranne la cosa più importante, non arrivava in cima. Arrivava a pochi metri dalla vetta, poi qualcosa lo tirava indietro, lo tirava giù. […]Nessuno ha mai capito perché, questo è il suo mistero, il suo paradosso. Quello che Keinwunder faceva era realizzare quello che tutti gli altrialpinisti vogliono evitare”.

In quella soffitta c’era di tutto. Per prima cosa la polvere la faceva da padrona, seppelliva ogni cosa ed era polvere d’annata o forse si sarebbe dovuto dire secolare. Giacevano ammonticchiati alla rinfusa oggetti tra i più svariati, una bicicletta arrugginita, un baule pieno di umili vestiti alcuni dei quali rattoppati, scarponi chiodati ormai rinsecchiti con la punta bucata, spalancata come una bocca famelica con denti di ferro. In un angolo, in equilibrio precario, stava appoggiata una “pajàssa ëd fer” con l’imbottitura squarciata, le molle sbilenche e ossidate e poi suppellettili buttate qua e là alla rinfusa. Una cassetta della frutta era piena di piatti scheggiati che rivelavano fiori dipinti da mani capaci, posate di ottone un po’ ricurve, pentolini di rame bucati o senza manico. Al centro della soffitta troneggiava uno specchio con piedistallo che aveva vissuto tempi sfarzosi a giudicare dalla bella cornice ormai tarlata, il vetro aveva perso gran parte dell’argentatura posteriore. In questo caos totale l’unico ordine sembrava riguardare una pila di libri e giornali ingialliti. Libri di scuola elementare, quaderni dalla copertina nera con i fogli bordati di rosso, fumetti di Mandrake e Topolino, quotidiani, riviste. Solo un quadernetto appariva diverso dagli altri per la forma e lo spessore che era vagamente simile alle agendine odierne, oltre a essere curioso per la forma lo era anche per il contenuto, era scritto in tedesco. Conteneva pezzi di pentagrammi musicali e testi di canzonette, appunti di viaggio, rappresentazioni grafiche di edifici di montagna piuttosto inverosimili, disegni e schizzi di montagne, valli, torrenti. Una pagina riportava: ”Balme ist ein nettes Dorf die Leute sind etwas mürrisch aber nett. Schönes und sonniges Wetter” a fianco comparivano considerazioni, abbozzi e testi di alcune sconvenienti canzoncine tirolesi adornate di fiori di genziana disegnati finemente, a piè di pagina vi erano come firma la sigla H. K. e il numero 19, poco leggibile poiché ormai semi cancellato dalle muffe, ma mancavano due cifre per formare la data completa. Gli amici chiamati a sgombrare la soffitta ci hanno consegnato il quadernetto pensando che si potessero ricavare informazioni da quella lingua estranea e chissà forse risalire al proprietario. La mente è allora subito corsa all’alpinista tirolese Herman Keinwunder, considerando anche la presenza accertata di abitanti di lingua tedesca, i Tirolesi, a Balme già nell’800 per la distillazione della genziana. Keinwunder? Proprio lui. Keinwunder è stato il più enigmatico e straordinario tra gli alpinisti, attivo negli anni cinquanta del secolo scorso, dotato di una classe purissima e di un’etica specchiata. Scalava cime per vie impervie e le discendeva sempre in arrampicata, non lasciava tracce del suo passaggio in parete. In ogni caso non raggiungeva mai la cima, ne era del tutto disinteressato, ben prima dei protagonisti del Nuovo Mattino torinese. Di lui si hanno notizie frammentarie e pochissimi appunti scritti in possesso d’impenetrabili personaggi che li custodiscono gelosamente nascosti. Chissà se il quadernetto della soffitta si collegava in qualche modo allo scalatore misterioso. Magari si era messo alla ricerca di vecchi legami familiari o da qualche parente aveva ricavato notizie sulla zona. Forse Keinwunder aveva voluto vedere con i propri occhi quell’angolo di Alpi Graie e le sue genti. Abbiamo esaminato a lungo una pagina che riportava anche il disegno accurato di una parete e alcune sommarie indicazioni di arrampicata. Da queste basi siamo partiti per la nostra avventura: la ricerca della via. L’abbiamo ripercorsa e scalata con l’utilizzo dei nostri metodi, certamente non ortodossi agli occhi di Herman, ma d’altronde noi non siamo fuoriclasse come lo era lui. Sicuri che non avremmo trovato segni materiali, ci siamo fatti guidare dagli appunti, dall’intuizione dettata dalla nostra esperienza alpinistica e dal profumo di genziana. Noi ci abbiamo provato. Abbiamo trovato il percorso giusto? Abbiamo ripetuto esattamente la via? Mah…chiedilo a Keinwunder. L’unico docufilm mai realizzato sul fortissimo scalatore tirolese è stato presentato nel 2014 al Film Festival di Trento con il titolo Chiedilo a Keinwunder ed è frutto dell’ingegno e della dedizione di Enrico Tavernini e Carlo Cenini. Si trova facilmente su YouTube in versione integrale. Ne consigliamo assolutamente la visione.



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