Dal Colle del Moncenisio in località Plan des Fontainettes (m. 2093) si può salire in 2 ore e 30 per un comodo sentiero fino al Lac Clair, piccolo specchio d’acqua alpino. Lungo il percorso s’incontra il Fort de Ronce in buono stato di conservazione dopo una recente manutenzione. Il vallone è contornato dalle ripide pareti di una cresta che inizia con la Pointe de la Ronce, prosegue fino a Signal du Lamet (m. 3504) passando per il Pas du Chapeau (m. 3283) che sovrasta direttamente il Lac Clair e chiude l’aspro vallone. Queste cime furono scenario di un curioso e per certi versi romantico episodio, se non fosse che si era nel corso della seconda guerra mondiale. I registi M. Ichac e J. Ertaud lo riproposero in Les Étoiles de Midi capolavoro cinematografico del 1959. Quando si arriva al Lac Clair si vedono due targhe in pietra con iscrizioni che ricordano il caporale Anton Hörnle e la sua avventura.
E’ il 10 marzo 1945, il tenente colonnello francese Le Ray decide di salire la
Pointe de la Ronce, che domina dai suoi 3.612 metri il Colle del Moncenisio e osservare
da lì le difese nemiche in basso. La salita è programmata a partire da Bessans,
lungo il vallone di Ribon salendo dunque da Chalets de l’Arcelle fino al Pas du
Chapeau e di qui alla Ronce. Per questa ricognizione, porta con sé due
ufficiali che come lui appartengono al 15e Bataillon
Chasseurs Alpins, tutti e tre sono buoni alpinisti. Arrivati a un punto dominante
l'intero altopiano di Moncenisio, controllano l’area col binocolo individuando,
a circa cinquecento metri sul fianco occidentale della Pointe de la Haie, un soldato
tedesco che sale con buona andatura verso di loro, egli è solo, non ha fucile né
zaino, ai francesi basta aspettare per farlo prigioniero. Si chiama Anton Hörnle,
è bavarese, caporale infermiere, appartiene al Gebirgsjäger Regiment Nr 100. E’ un veterano cha ha combattuto sulle montagne di
Creta, in Caucaso, a Cassino, a Leningrado, ha ventisei anni, è un alpinista e nei
momenti liberi si dedica, come può, alle solitarie, in quella giornata non è lì
per combattere ma solo per scalare. Anton che è di stanza in uno dei forti che
punteggiano la piana del Moncenisio, si propone di salire per cresta fino alla
Pointe de la Ronce dopo aver scalato la Pointe de la Haie, presumibilmente per
il Glacier du Lamet. Stupisce come tutti i combattenti siano saliti al Pas du
Chapeau in condizioni d’innevamento senza l’ausilio degli sci o quantomeno
Anton non li aveva, forse le basse temperature di uno degli inverni più freddi
del secolo e le scarse precipitazioni che caratterizzarono tutto il 1945, avevano
permesso loro di camminare su una superficie nevosa molto dura e non troppo
alta. Il comandante Le Ray decide dunque di proseguire la sua perlustrazione verso
la Ronce portandosi dietro il prigioniero. Tutti, anche Hörnle, passano in
testa a battere neve e come una normale cordata in montagna si dividono le
fatiche, si aiutano nei passaggi più pericolosi, si passano la borraccia, in
quei frangenti non ci sono più divise, armi, guerre ma solo quattro uomini e la
montagna. A metà pomeriggio, i tre ufficiali francesi e Anton sono di ritorno
al Pas du Chapeau, ora devono solo scendere a Bessans per finire la loro
missione ma fanno una sosta per prendere un po’ di fiato. I francesi, posate le
armi contro una roccia, mangiano e si riposano. Improvvisamente, Anton, facendo
finta di regolare i ramponi, elude la sorveglianza, afferra la carabina del
soldato che gli sta vicino e la butta giù dal pendio, impugna la sua piccozza e
salta nel vuoto oltre la cornice nevosa. Scivola lungo un pendio ghiacciato di
40°, continua a scendere la parete con balzi su placche di neve alternate a
pietraie e temerarie, discese in canali ghiacciati con pericolose rocce
affioranti. Il tenente Le Ray mette i ramponi, afferra la sua arma e si
affaccia sulla cornice da cui è saltato il prigioniero, con stupore vede la serie
di canalini ripidi in cui è sceso, ormai è in fondo al pendio, circa 300 m. più
in basso e guarda verso l’alto quasi in una forma di saluto. Le Ray potrebbe sparare e colpirlo ma non sarebbe un
gesto nobile, desiste, Hörnle si è meritato la libertà con quel folle balzo. Il
sentiero che costeggia il Lac Clair riporta Anton alla sua base, nonostante la
frattura di alcune costole e un braccio, riesce comunque con le ultime forze a
unirsi ai commilitoni, forse in attesa che la guerra finisca per tornare alla
vita normale e alle scalate. Le Ray e Hörnle ebbero modo di incontrarsi nel
1962 durante una cerimonia di riconciliazione franco-tedesca curata dalla
televisione bavarese. Dopo un amichevole e commosso abbraccio, Anton spiegò il
suo gesto con la paura di finire in campo di prigionia ed essere considerato un
disertore dai suoi commilitoni.
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