lunedì 31 maggio 2021

In Sarezza

La cultura montana non potendo comprendere o governare certi fenomeni naturali, li ha spesso spiegati ricorrendo al mondo della magia, della superstizione o della fede religiosa. Così numerosi luoghi conservano traccia di presenze di spiriti più o meno malvagi, diavoletti, angeli, santi e avvenimenti senza spiegazione. Non fa eccezione il Monte Sarezza che sovrasta Champoluc, in Val d’Ayas. Si dice che un tempo, il curato di Ayas possedesse un libro di feusecca (magia in patois) e lo avesse utilizzato per domare e punire un gruppo di diavoletti che gli avevano messo sottosopra il “rascard”. Durante la confusione indemoniata, ordinò agli spiriti di rimettere nei sacchi il grano e la segale sparsa sul pavimento, nel frattempo trovò le formule magiche contenute nel libro per mandare i diavoli al Sarezza con il compito di demolire la montagna servendosi solo di un comune cucchiaio. Da anni e anni i diavoli si danno da fare ma non hanno ancora portato a termine l'impresa. Questa leggenda popolare cercava di giustificare la tendenza del Sarezza a scaricare abbondanti detriti lungo i canaloni, formando così coni di deiezione facilmente osservabili sui fianchi rocciosi del monte. Il Monte Sarezza (2820 m.) possiede un'anticima a 2712 m. che termina con una terrazza rocciosa, molto panoramica, su cui sorge una vecchia croce metallica sostenuta da cavi. Quest’anticima è il punto di arrivo per gli scalatori che salgono lo spigolo nord ovest. Per fortuna l’azione dei diavoli non si è ancora rivolta a questo lato della montagna o perlomeno non completamente, rimane dunque molto spazio per chi si vuole dedicare all’arrampicata. Lo spigolo in questione fu salito per la prima volta dalla cordata Frachey-Pasteris nel 1948. Negli anni è diventata una classica della zona piuttosto avara di belle salite su roccia. Si tratta di un’arrampicata su ofiolite, una pietra un po’ scivolosa in particolare per la presenza di lichene, il che ne sconsiglia la salita in periodi umidi o subito dopo un temporale. Dall'arrivo della stazione di Ostafa si deve, faccia a monte, traversare verso sinistra seguendo un piccolo sentiero poco battuto ma segnalato da ometti. Aggirato l'angolo del monte, da cui non si vede più la seggiovia, è necessario superare un primo spigolo, portandosi al successivo, oltrepassare il muro rossastro della variante integrale (spit visibili) e proseguire un po’ in salita su pietraia (forse frutto del lavoro dei diavoletti) fino alla base di un diedro canale che porta come tracce di passaggio i resti di un termos arancio, un bastoncino da sci rotto, un paio di calzini datati e qualche spezzone di cordino [ore 0,40]. Si sale un primo tiro abbastanza brutto su roccia poco sicura. Si prosegue poi in un bel diedro di roccia ottima e di bel colore rossastro, obliquando quindi a sinistra per aggirare uno spigolo e salire fino alla sosta. Ci si trova dunque a una fessura-canale che si sale sul bordo sinistro fino a doppiare uno spigolo verso sinistra infilandosi in un buco vero e proprio, normalmente definito “boite au lettres”, che porta a uno stretto camino da risalire uscendo sullo spigolo panoramico e raggiungendo la sosta per un tratto senza chiodi e non proteggibile di una decina di metri. Si prosegue sempre sul filo del verticale spigolo con divertente ed elegante arrampicata su roccia ottima per due lunghezze da 60 e 50 m. rispettivamente. Giunti a una vasta terrazza si sale in conserva per circa 150 m. di roccia rotta fino alla base del rossastro saltino finale che si supera con bella scalata per un muro fessurato che termina sulla cima. In via sono presenti alcuni chiodi vecchiotti e una decina di spit. Difficoltà di 4° superiore. Alla fine delle difficoltà, il panorama scorre a 360 gradi su tutte le cime del Monte Rosa dalla Piramide Vincent fino ai Breithorn, il Cervino, sullo sfondo Ruitor, Emilius e Gran Paradiso nonché la cima del Monte Bianco e quindi Punta Piure e Monte Zerbion. Per scendere dall’anticima piatta occorre imboccare un ripido pendio-canale erboso, più in basso, quando la traccia diviene segnalata (bolli rossi) e conduce a Crest, la si abbandona traversando i pendii a sinistra sino a riprendere la via di avvicinamento lungo la quale si torna a Ostafa. In alternativa si può scendere fino a Champoluc dalla cima senza passare da Ostafa ma raggiungendo direttamente la stazione del Crest e poi proseguendo su bel sentiero che attraversa stupendi rustici e belle pinete [ore 2].





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