lunedì 31 maggio 2021

Pian della Mussa circolare

Nei mesi estivi il Pian della Mussa si riempie di un’umanità variegata e variopinta, folle di vacanzieri consumano quintali di polenta e salciccia innaffiati da ettolitri di vino e cicchetti di genepì, altri si spiaggiano ai bordi della Stura “a lasardè come d’magnìn” come cantava Gipo Farassino. Se v’innalzerete, naturalmente di quota, sopra tutta questa gente, incontrerete camosci, stambecchi, marmotte ma pochi escursionisti sebbene i sentieri siano numerosi e ben percorribili. I panorami sono ampi e spaziosi anche se non così famosi come in regioni alpine più gettonate. A mio modo di vedere, il periodo probabilmente più bello è quello d’inizio autunno, meglio dell’estate piena quando spesso le nuvole pomeridiane, salendo dalla pianura, avvolgono le alte quote. A Settembre le cime restano sgombre, le ultime lingue di neve residua sono ormai scomparse da tempo e le giornate sono ancora lunghe e luminose. Un bel giro ad anello da percorrere, molto conosciuto benchè sempre poco percorso, è partire dal Pian della Mussa, passare per il passo delle Mangioire, raggiungere il Rifugio Gastaldi e quindi nuovamente il Piano. S’inizia dal parcheggio di fronte al ristorante-bar Bricco e passando davanti alle bianche casette Sigismondi, dove si trova una fonte, s’imbocca il sentiero 218 che sale subito ripido fino a una biforcazione, andando a sinistra è più ripido, conduce a Pian Saulera, dove s’incontrano i ruderi dell'alpeggio, a destra l'ascesa è più regolare ma leggermente più lunga raggiungendo peraltro Pian Saulera in un punto più alto dei ruderi. Si prosegue su sentiero tortuoso fino al Pian dij Alamàn Inferiore (m. 2354) da cui si comincia a vedere l'aspro vallone nel suo complesso e dove a inizio estate vi è una spettacolare fioritura di fiori gialli di genziana maggiore. A questo proposito è interessante sapere che probabilmente il toponimo del piano deriva dalla parola Alamàn, derivazione dal francese Allemand con cui erano indicate le persone di lingua tedesca. Verso  la fine dell'800 gruppi di Tirolesi stagionalmente raccoglievano le radici di genziana che poi erano distillate a Balme e al Pian della Mussa, poiché in quegli anni si andava imponendo la moda di quella bevanda. In passato si era pensato alla derivazione del nome da lingue germaniche (Burgundi o Franchi) e persino a un curioso Piano degli Amanti. Proseguendo si raggiunge il Pian dij Alamàn Superiore (m. 2480) più spazioso del precedente e percorso da un ruscelletto, dove spesso si abbeverano alcune Reines lasciate lassù a pascolare in condizioni di stato brado. Aspri fianchi cingono il Pian, a destra la lunga cresta che va da Rocca Tovetto al Monte Bessanetto mentre a sinistra, più lontano dal sentiero, vediamo la lunga dorsale di Punta delle Serene che prosegue con il caos roccioso (fenomeno morfologico misterioso e molto studiato dagli esperti) di Rocce le Pariate dopo l'interruzione del Colle delle Pariate. Il vallone è chiuso in alto dai contrafforti della Punta Loson. Dopo il Pian dij Alamàn superiore, il sentiero prende a salire ripido ma regolare in direzione del Passo delle Mangioire (m. 2768), una stretta fenditura di pochi metri di larghezza a circa 1000 m. di dislivello dalla partenza. Immediatamente dopo il passo si apre ampio e aperto, il bel vallone ovest del Monte Bessanetto col laghetto omonimo e in fondo sulla sinistra si ammirano la cresta delle Rocce Rosse e la Croce Rossa che fanno da guscio al lago della Rossa, un ambiente solitario da levare il fiato. Col sentiero 222 b, ampi pendii portano sulla dorsale del Colle del Bessanetto dove bisogna cercare un po' gli sbiaditi segni del sentiero che permette di scendere nel vallone opposto in direzione del Lago Crotàs (m. 2747). Il percorso si fa un po' più strano per la presenza di una zona di pietrisco fine abbastanza ammollato e umido (queste almeno le condizioni trovate da noi) prima di arrivare al limpido lago incastonato in una luminosa conca composta di rocce giallastre. E' un buon posto per uno spuntino e un po' di riposo. Questo luogo possiede una magia primordiale, un isolamento assoluto senza presenza umana né animale. Raggiunto un piccolo colle ( m. 2800) si ha accesso al vallone che si apre sul Rifugio Gastaldi, ma c'è ancora da camminare un po' per il sentiero che ad un certo punto incontra il 222 a-TB proveniente dal bivacco S. Camillo. L'ambiente è molto ampio, il sentiero ottimamente segnalato porta ad attraversare il Rio d'Arnàs salendo poi in modo regolare al Rifugio. La discesa al Pian della Mussa è senza storia particolare, ma in una giornata delle più limpide di tutta l'estate 2020 a noi ha riservato un maestoso panorama sull'Uja di Ciamarella. Un bel giro tutto sommato per nulla spaccagambe per la regolarità sia della salita che della discesa; ci si impiega una giornata intera (circa 14 km.) e ne vale la pena per tuffarsi in una natura che definire incontaminata non è esagerato né retorico.



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