lunedì 31 maggio 2021

Lou Pountat

Era un bel periodo con giornate soleggiate, un buon caldo estivo ma non troppo afoso, una di quelle stagioni di cui ci eravamo quasi dimenticati dopo anni di stravaganze metereologiche. Si poteva dunque andare in montagna abbastanza tranquillamente senza dover per forza consultare nei dettagli le previsioni dei vari Nimbus, Accuweather ecc. Era la fine di Agosto quando Marco mi propose un’escursione a Balme, testata della Val d’Ala. Mi parlò di un giro proprio dietro casa sua, potremmo dire. Il luogo è localmente detto Lou Pountat. Si tratta di un ampio vallone che si estende a ovest di Balme e va da Punta della Losa al passo delle Mangioire. Luogo completamente abbandonato, rara meta di sperduti escursionisti dove i vecchi sentieri che collegavano gli alpeggi si sono ormai persi. E’ un luogo abbondantemente soleggiato, aspro e selvaggio, gli arbusti e gli alberelli dominano nella parte bassa, mentre in quella alta la rada vegetazione erbosa lascia progressivamente il posto a pietraie ed estesi scivoli rocciosi. Si cammina sempre all’incirca a una quota di 2.000 metri. Per visitare questo vallone occorre compiere un’escursione ad anello piuttosto lunga ma con un dislivello moderato, passando un’intera giornata in assoluta solitudine a parte qualche furtivo incontro con pernici o camosci. Verso la fine dell’escursione, l’incontro è invece con animali più familiari, alcune mucche che, lasciate a ruminare lassù, muggiscono al passaggio di qualunque essere vivente ricordi loro il “marghè” che di tanto in tanto sale a vederle. Lou Pountat è un luogo topograficamente vicino alle abitazioni, ma percorrendolo ci si sente lontani nel tempo, un tempo fatto di vita di sussistenza, di pascoli magri, di vita dura. Lo si può raggiungere dal fondovalle in un’ora e mezza ma pochi si cimentano con la traversata. Questa non presenta scorci esclusivi né difficoltà particolari ma la rende interessante il contatto con l’ambiente di una passata realtà di pastorizia, tipica della zona. I panorami sono ampi su tutte le montagne dei dintorni tra cui ovviamente le più alte fanno la loro parte: Bessanese, Ciamarella e Uja di Mondrone. Partimmo dunque in mattinata e la giornata prometteva caldo ma niente temporali, tutto era dunque perfetto. Salimmo al verde lago Paschiet, un piccolo bacino contornato da una vegetazione di caratteristico colore giallo intenso che contrasta con il colore delle acque. Dal lago è molto evidente la breccia che permette di scavalcare la cresta rocciosa della Losa della Sarda e dà accesso a Lou Pountat. La temperatura era decisamente calda e il sudore abbondante mentre salivamo sulla arroventata pietraia che porta al colletto ma per fortuna di tanto in tanto una lieve brezza arrivava a rinfrescare un po’. Arrivati sotto il colle, alcune cenge oblique ci consentirono di raggiungere abbastanza agevolmente il punto di scavalco. Il panorama apparve stupendo su tutta la catena delle Graie. Occorreva dunque scendere “la losa”, un lungo scivolo roccioso da disarrampicare dove non è necessario avere una corda se si fa un po’ di attenzione. Ora davanti a noi si estendeva l’ampio vallone soleggiato nel quale scendemmo velocemente seguendo le tracce di un sentiero che ben presto svanì nella vegetazione. Mentre ci aggiravamo in rododendri e mirtilli, purtroppo non ancora maturi, fummo presto circondati da una colonia di mosche che decisero di tenerci compagnia, si parcheggiarono sugli zaini, sulle magliette, sul mio cappello e sulla assolata nuca di Marco, ronzando “allegramente” per lungo tempo sulla nostre teste. Seguendo così un percorso non ben preciso tra arbusti, pietraie e zone erbose, sorpassammo i ruderi degli alpeggi di Servin e Alpe Pontat, giungemmo all’alpeggio Pian Giae e infine a Balme dopo una lunga cavalcata di circa otto ore. Un bel giro che mi sento di consigliare a chi vuole apprezzare l’isolamento e la solitudine per una giornata.

 



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